LA REGINA DELL’ULTIMO SOGNO

LA REGINA DELL’ULTIMO SOGNO

Il giorno in cui la sua smarrita e lieve anima incontrò la profonda e intensa luce dei suoi occhi, egli capì subito che qualcosa sarebbe cambiato nella sua vita. Ebbe la netta e chiara sensazione di uscire da una grotta, buia e silenziosa, stringendo tra le mani un immenso e abbacinante frammento di sole.
Lyr era ormai al suo decimo ciclo di vita e credeva che ogni speranza di rincontrare la sua dolce sposa Nog, fosse ormai perduta. Quante false immagini di lei gli si erano materializzate davanti per poi sparire nel nulla, durante le sue nove vite precedenti, dopo che la strega Margola aveva annientato la loro felicità.
Era un gelido giorno d’inverno quando la perfida strega, innamorata perdutamente di Lyr, stanca dei suoi rifiuti, aveva lanciato una terribile maledizione su di lui e sulla sua giovane sposa Nog. Egli l’avrebbe perduta in un bosco della contea dello Yorkshire e non l’avrebbe più incontrata fino al suo ultimo ciclo di vita.
I principi della dinastia Lyr e le loro consorti, infatti, secondo un’antica credenza, vivevano dieci cicli di vita tra gli umani, e solo dopo l’ultimo ciclo, potevano trovare riposo e rinascere tra i fiori e gli alberi del regno.
Il principe Lyr aveva trascorso le sue nove vite precedenti cercando di ritrovare la sua dolce e amata compagna, e ora, stanco e deluso, si era ormai quasi rassegnato all’amaro destino che Margola aveva costruito per lui. L’unica consolazione che gli restava era quella di non aver mai ceduto alle profferte della perfida strega e di aver sempre serbato in sé il ricordo della sua bella Nog.
In ogni giorno delle sue nove vite, l’immagine e il ricordo della sua sposa gli avevano dato la forza per combattere le sue piccole e grandi battaglie quotidiane e per far trascorrere, il più velocemente possibile, quei lunghi frammenti di tempo che lo separavano da lei.
Quel giorno però, stava accadendo qualcosa di diverso.
Gli occhi di quella giovane donna lo avevano completamente rapito. Non ricordava di aver provato mai una simile emozione, che egli riusciva a paragonare solo a quella provata il giorno in cui vide per la prima volta la sua Nog.
Cercò, nei giorni che seguirono, di incontrare la giovane, cercò di udire il suono della sua voce, di incrociare il suo sguardo, di conoscere il suo pensiero. Cercò di parlarle, di raccontarle del principe Lyr e della strega Margola, ma tutti i suoi tentativi parevano inutili. La donna sembrava non voler pensare a nulla di impegnativo e complesso, a nulla che riguardasse il passato; era interessata a vivere solo un allegro e gioioso presente.
Il principe era disperato, tutto sembrava inutile, fino a che, un giorno, forse per gioco o forse per curiosità, la giovane accettò di andare insieme a lui in quel bosco dello Yorkshire, dove egli diceva di aver subito un incantesimo da parte di una perfida strega.
Non appena giunti nel bosco, il principe la condusse sotto un grande albero dai rami lunghi e ricolmi di bacche rosse e di enormi foglie; qui, egli disse alcune parole in una lingua a lei sconosciuta e, dopo aver lanciato un urlo di gioia, corse verso il ruscello che lambiva il bosco in quel tratto.
La giovane, quasi come sospinta da una forza misteriosa, non poté fare a meno di seguirlo e, una volta raggiuntolo, vide con sua grande sorpresa, riflessa nell’acqua del ruscello, l’immagine di una donna che aveva il suo stesso viso, ma che indossava degli abiti strani, dalla foggia antica e inusuale per le mode del tempo.
Di colpo nella sua mente iniziarono a riaffiorare i ricordi: il volto del principe, gli occhi della perfida strega e gli anni trascorsi a vagare per il mondo, priva dell’affetto dei suoi cari, del suo amore, della sua memoria.
Fu questione di un attimo.
L’amore di Lyr era riuscito a sconfiggere la perfidia della strega e l’abbraccio tra i due sembrò andare al di là di ogni confine di spazio e di tempo.
Mancavano pochi anni al termine del decimo ciclo di vita del principe e della sua sposa, ma essi non furono mai sfiorati, neanche per un istante, dal germe del rimpianto. Vissero ogni attimo della loro vita, come se fosse l’ultimo e la felicità che essi trassero da quei pochi anni di vita in comune fu inimmaginabile e lontana da ogni possibilità di confronto con quella dei comuni esseri umani.
E quando anche per loro giunse il momento dell’ultimo saluto, Lyr e la sua amata sposa si scambiarono un lungo interminabile bacio e poi sorrisero. Niente li avrebbe più separati ed essi erano certi che il loro amore li avrebbe seguiti e tenuti vicini per sempre.
Noi non sappiamo se ciò sia realmente accaduto, ma le nostre genti raccontano che, in una piccola radura boschiva della contea dello Yorkshire, ogni dieci anni nascono due splendidi fiori, dai colori vivaci e dal profumo inebriante, tenuti insieme da un unico gambo. Essi regalano a coloro i quali hanno l’ardire di cercarli e la fortuna di vederli e di sentirne il profumo, la magia di incontrare e di conoscere, per una volta, i colori e le emozioni di quello strano incantesimo chiamato amore.

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