L’Uomo del Vento

L’Uomo del Vento

Si narra che, un tempo, in uno splendido posto immerso nella natura, vivesse un uomo che, pur amando le voci degli altri suoi simili, desiderava, più di ogni altra cosa al mondo, vivere ascoltando i suoni della natura, degli animali del bosco, ma soprattutto il suono solitario forte e rilassante del vento.
C’era, secondo lui, una chiara poesia nel vento e una melodia nel corso dei ruscelli e nel mormorio del mare che mandava in estasi la sua anima. Ognuno di noi dovrebbe avere il proprio suono personale e il suo ascolto dovrebbe renderlo euforico e vivo, o silenzioso e tranquillo come il nostro amico Hank aveva capito da tempo.
Aveva scelto una località impervia ed isolata a ridosso di una scogliera dove passare gli ultimi anni della sua vita. Viveva circondato da animali e amava svegliarsi alle prime luci dell’alba rimirando il sorgere del sole ed ascoltando l’imperioso vociare delle onde del mare che, in quel luogo, erano sempre abbastanza rumorose.
Hank si sforzava di trovare sempre il tempo per fermarsi a ringraziare le persone che, spesso, andavano a trovarlo portandogli qualche dono o qualche frutto della terra e che rendevano la sua vita e quella dei suoi animali più serena e più facile da affrontare nei bisogni del quotidiano. Spesso quelle persone gli chiedevano qualche consiglio per affrontare i tanti problemi delle loro vite ed Hank era sempre pronto a dispensare loro le sue idee, a volte chiare ed utili a volte un po’ bislacche. Egli era comunque considerato come una sorta di vecchio saggio e gli abitanti del luogo, cercavano di dargli un po’ di aiuto, per permettergli di affrontare al meglio le sue giornate.
Ma la voce che Hank amava di più ascoltare era quella del vento che a volte si presentava a lui in forma bonaria, come una lieve brezza, e a volte tuonava minaccioso ed impetuoso come un vento di burrasca; ma in qualsiasi aspetto il vento gli si presentasse davanti, Hank adorava sentirlo soffiare intorno a sé ed essere inondato dai profumi che il vento gli portava; aveva la sensazione che la sua presenza servisse a raccontargli le storie del mondo. Il vento sembrava parlare ad Hank di paesi ancora da visitare, di amici bisognosi ancora da scoprire, di battaglie ancora da combattere ed egli si lasciava rapire e stupire dalle sue parole. Secondo il naturalista Henry Beston  i tre grandi suoni elementari in natura sono il suono della pioggia, il suono del vento in un bosco primordiale e il suono del grande oceano mentre si infrange su di una scogliera. Soprattutto il vento però aveva per Hank poteri straordinari e portava con sé una linfa vitale che forse proveniva secondo le sue teorie da mondi sconosciuti. Infatti, quando veniva investito dalla forza del vento, provava un benessere incredibile, le sue idee diventavano più chiare ed anche i pensieri si dilatavano fino a fargli vedere quanto nella sua vita quotidiana non riusciva a scoprire.
Nel vento per Hank stormiva la vita, perché egli era in grado di sentirne il suono nella sua interezza. Era come se egli riuscisse a parlare col vento, ad ascoltarne la voce, a leggerne i pensieri, a seguirne i consigli. Non riusciva effettivamente a vedere il vento, ma lo sentiva come un fluido amico, sapeva che era lì e sapeva come affrontarlo, così come un mitico cowboy, miracolosamente, cavalca un cavallo imbizzarrito in un rodeo. Ed egli, ogni volta che usciva dai suoi incontri col vento, non era la stessa persona che vi era entrata. Il vento per Hank era qualcosa che aveva dentro e la sola cosa che poteva fare, per dirla con le parole dello scrittore giapponese Haruki Murakami: “Era quella di entrarci, in quel vento, camminando dritto e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia, attraversandolo, un passo dopo l’altro”.
E tanto più il vento soffiava forte, tanto più sembrava prodigo di consigli per Hank, ed egli stava lì a due passi dal mare, con le mani protese verso il cielo, ad inebriarsi di quell’effluvio di parole e ad ascoltare, in sottofondo, la magica voce delle onde che si scontravano con la scogliera. Quando invece a soffiare era una tenera brezza lui la ascoltava, si faceva accarezzare da essa e, pur senza il trasporto che gli dava il vento impetuoso, provava comunque un senso di pace e serenità interiore.
Alla fine di questi suoi strani incontri col vento, correva dai suoi amici in paese e cercava di dare risposte ad ogni singola loro richiesta. E, quando qualcuno di loro chiedeva ad Hank chi gli avesse dato quel suggerimento, lui candido rispondeva “E’ stato il vento”.
I suoi amici, oramai abituati alle sue stranezze e alle sue risposte, non lo deridevano, anzi erano sempre felici di incontrarlo o di andare da lui alla scogliera, anche perché i suoi consigli si rivelavano sempre giusti e in fondo a loro poco interessava chi glieli avesse forniti.
E la vita in quel luogo sperduto di mondo, isolato dai grandi centri abitati ed immerso nella natura, proseguì, per tanti lunghi anni, in questa maniera. Hank fino alla fine del suo percorso di vita terrena non interruppe i suoi magici incontri col vento, continuò a dispensare consigli da buon vecchio saggio ai suoi concittadini e quando capì che era giunto il suo tempo, andò incontro al suo ultimo viaggio con le mani protese verso il cielo, concedendosi, per un’ultima volta, il piacere di lasciarsi inebriare dal fragore impetuoso del vento.
E si sentì sereno e tranquillo come una foglia che, alla fine dei suoi giorni, va a morire là dove vuole il suo solo e vero padrone…il vento.

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