IL PICCOLO ANDINO

IL PICCOLO ANDINO

Sulle sponde di un ruscello, ai piedi di un’antica montagna, viveva un tempo un piccolo bambino andino.
I suoi genitori erano partiti per il mondo a cercar fortuna e gli avevano lasciato soltanto una piccola casina in cui vivere e uno strano strumento artigianale. Il piccolo era cresciuto da solo, cibandosi di ciò che la natura gli offriva e costruendosi abilmente gli utensili e gli attrezzi di primaria necessità.
Unici amici, in questi anni, erano stati gli animali del bosco e il suo fido strumento. La musica che sgorgava, come acqua da una pura sorgente, dal suo artigianale flauto andino aveva riempito le sue giornate e il variare delle melodie e delle note musicali lo avevano aiutato a combattere la solitudine.
Egli non conosceva infatti nessun altro essere umano; la sola immagine di uomo che egli avesse mai visto era la sua. L’aveva veduta, per la prima volta, specchiandosi tra le acque di un ruscello.
Pur non conoscendo altri uomini però, egli era certo che da qualche parte, al di là dei monti, potessero esistere altri uomini simili a lui anche se, fino a quel giorno, non aveva mai sentito il bisogno di spingersi dall’altra parte delle montagne per incontrarli.
Gli animali del bosco e la musica del suo piccolo flauto bastavano a riempire la sua vita.
I suoi piccoli amici animali infatti erano come incantati dal suono del suo strumento e passavano delle ore con lui ascoltando le sue note e le sue armonie. Egli, a modo suo, ricambiava la loro amicizia, disdegnando nella maniera più assoluta il solo pensiero di cacciare o pescare i suoi amici animali. Niente avrebbe potuto indurlo a cambiare idea, neanche in inverno, quando il cibo scarseggiava e la fame si faceva sentire, il piccolo andino era stato sfiorato dall’idea di cibarsi dei suoi piccoli amici.
Gli abitanti del bosco e del ruscello erano per lui solo dei buoni compagni di giochi da amare e rispettare.
Nel frattempo, i giorni passavano ed egli diventava sempre più abile e padrone del suo fido strumento. La sua abilità di musicista era straordinaria e gli animali del bosco erano sempre più rapiti da essa.
Col passare del tempo però il piccolo andino cresceva e cresceva in lui il desiderio di andare a conoscere il mondo per incontrare gli esseri che sicuramente vivevano al di là della montagna.
Così, un giorno, decise di salutare i suoi piccoli amici animali e di iniziare il suo viaggio verso il nuovo mondo.
L’incontro con i suoi simili lo spaventò, lasciandolo triste e insoddisfatto: in mezzo a loro si sentiva più solo che nel bosco. Essi lo disprezzavano, considerandolo soltanto un musico girovago e perdigiorno per via di quel vecchio flauto che il giovane continuava a portare con sé ed a suonare ovunque si trovasse.
Era sempre più triste e solitario, quando un bel giorno incontrò un vecchio signore stanco e ammalato che, sentendolo suonare, si fermò ad ascoltarlo rapito e incantato dalla sua musica. Il vecchio si fermò ad ascoltarlo per ore e poi gli si avvicinò e iniziò a parlare con lui, non senza difficoltà, visto che il piccolo andino aveva solo da pochi mesi imparato a parlare la lingua degli uomini.
Capì però che quell’uomo voleva farlo suonare da qualche parte.
Il vecchio era un impresario musicale e, in poco tempo, fece del piccolo andino un grande e acclamato flautista. Il piccolo conobbe il successo e girò per tutto il mondo incantando con la sua musica il pubblico che accorreva sempre più numeroso ai suoi concerti.
Il piccolo andino, felice, aprì così il suo cuore agli uomini, ritrovò il sorriso e rimase per sempre nel suo nuovo mondo.
Non dimenticò mai però i suoi amici animali e, una volta l’anno, fiero e felice mettendo da parte i suoi impegni, continuò a tornare, nel più assoluto segreto, al di là delle montagne per continuare a incantare col suono del suo antico strumento i suoi piccoli e cari amici del bosco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *