IL TRAMONTO DIETRO LA COLLINA DI PIERLUIGI PASCUZZI
IL TRAMONTO DIETRO LA COLLINA
Immagine poetica in versione di racconto breve
Cadde. Ma si rialzò.
Correva su quella strada da un’ora ormai. Ma non aveva intenzione di arrendersi.
Con l’intima speranza di non perdere più l’equilibrio, riprese a correre. Mise un piede a terra, dopo l’altro, poi di nuovo e ancora. Sotto il sole sudava e annaspava, ma la sua volontà non vacillava minimamente. Corse ancora, e cadde.
Ma si rialzò.
Oggi era il suo giorno, e niente avrebbe potuto strappargli questa certezza. Né l’arroventato sole estivo, né il suolo, che continuava ad accoglierlo nel suo doloroso abbraccio.
Riprese a correre. Correva goffamente, non avendo mai imparato a farlo, nei piccoli corridoi della sua casa, stretto tra le attenzioni dei suoi genitori.
Una goccia di sudore gli entrò nell’occhio, ed egli cadde con le mani sul viso.
Ma si rialzò.
Soffiò tra i denti, e si rimise in piedi. Era tutta colpa della sua malattia. Lo accompagnava dalla nascita. Da sempre gli aveva impedito di uscire, di vivere una vita normale.
E i suoi genitori, che si sentivano colpevoli della sofferenza del figlio, gli impedivano di comportarsi in modo sconsiderato.
Inciampò sui suoi piedi, e cadde. Arrivato a sedersi, sentì il pianto arrivargli fino agli occhi, ma lo ricacciò indietro.
E si rialzò.
Non potendo fare altro che stare in casa, si sedeva accanto la finestra, e guardava il sole scendere dietro una collinetta non riuscendo mai ad assistere al suo fondersi con l’orizzonte. Il suo sogno, da quel momento divenne quello di assistere a quello spettacolo con i suoi occhi.
Perse l’equilibrio e cadde.
Ma si rialzò.
L’unica cosa che si frapponeva fra lui e il suo sogno era la sua malattia. I medici avevano detto che non sarebbe potuto sopravvivere un giorno fuori dalla protezione delle mura di casa. E lui sentiva nella carne, che ciò era vero. Ma la pelle ustionata dal sole non lo avrebbe fermato.
Era uscito con il solo pensiero di esplorare. Voleva vedere quanto più possibile, e se fosse riuscito a vedere il tramonto, sarebbe stato veramente felice.
Scivolò, e cadde.
Ma si aggrappò saldamente a quel pensiero,
e si rialzò.
Corse per ore, e ore, e ore. Cadde decine e decine di volte.
E si rialzò, sempre.
Infine, arrivò. Davanti a lui si stendeva il mare, e alla sua sinistra il sole sfumava nel mare. Stette ad ammirare quello spettacolo per qualche minuto dalla sua posizione sulla collinetta. Una lacrima di gioia gli rigò la pelle del viso, secca per il troppo caldo. Si sedette, e guardò il sole affondare nel mare. Sentiva la stanchezza opprimergli la mente. E sapeva cosa voleva dire ciò.
Si sdraiò e dette l’ultimo sguardo al tramonto.
Quella notte sognò l’alba